Margherita Oggero

Scrittrice di romanzi e gialli, in Barriera di Milano ha trascorso tutta l’infanzia

La Chiesa di Nostra Signora della Pace: un complesso architettonico di commovente incongruità, legato alla mia memoria: è il luogo in cui sono avvenute la mia prima comunione e cresima e, precedentemente, le lezioni di catechismo con le domande e risposte da imparare a memoria.
La scuola elementare Aristide Gabelli: qui ho imparato, grazie a una brava maestra, la metà delle cose che so. Una scuola modello dove ancora oggi la dirigente, i maestri e le maestre si impegnano con intelligente passione per insegnare agli alunni non solo i rudimenti del sapere, ma anche (o forse soprattutto) il difficile “mestiere” di vivere insieme, di accettare le diversità, di rifiutare ogni forma di sopraffazione.
Il mercato di piazza Foroni (o piazza Cerignola): è cambiato progressivamente negli anni, di pari passo con il cambiamento della città e dei suoi abitanti. Ortaggi prima sconosciuti, nuovi sapori e odori, l’integrazione che passa attraverso il cibo.
I tanti esercizi commerciali che esistono ormai solo nella memoria: il pastificio Querio, dove corso Palermo si congiunge con corso Giulio Cesare, la salumeria Conti, le pasticcerie Pavolini e Terrone, il negozio di borse Castellano e la latteria di Armandina in via Sesia, davanti alla quale i venditori di ghiaccio spaccavano grossi parallelepipedi per venderne pezzi a chi accorreva al grido di Giasè, giasè!
I bagni pubblici di via Agliè: molto frequentati negli anni ’40-‘50 e nei primi ‘60, poi quasi deserti e ora di nuovo pienamente funzionanti. La vita dei quartieri cambia e con essa i suoi edifici.
I cortili in cui i bambini giocavano e le case di ringhiera. Microcosmi di simpatie, affetti e indelebili risentimenti. Una Barriera che era l’insieme di tanti piccoli borghi dove ci si conosceva tutti.